Apertura dei lavori
Prof. Andrea Sironi, Rettore dell’Università Bocconi
Relatori
Prof. Tommaso Monacelli, prof. Michael Spence
Professore ordinario dal 2011. Professore associato presso il Dipartimento di Economia “Ettore Bocconi”, 2005-2011. Assistant Professor of Economics presso Boston College, 1999-2002. Research Fellow di IGIER e Center for Economic Policy Research (CEPR), International Macroeconomics Programme. È stato Visiting Professor presso la Central European University di Budapest e Research Scholar presso la European Central Bank. Dal 2009 è Direttore del Corso di laurea in Economia e Scienze Sociali.
Docente di Economia politica presso la NYU Stern dal settembre 2010. Senior Fellow della Hoover Institution e Philip H. Knight Professor Emeritus di Management alla Graduate School of Business della Stanford University. I suoi studi si focalizzano nel campo delle politiche economiche nei mercati emergenti, dell’economia dell’informazione e dell’impatto della leadership sulla crescita economica. È stato presidente della Independent Commission on Growth and Development, ha ricoperto il ruolo di consulente per la PIMCO, di senior adviser per la Oak Hill Investment Management ed è stato membro del board della Stanford Management Company. Rhodes Scholar e vincitore di innumerevoli premi e riconoscimenti, Spence ha ricevuto il Nobel per l’Economia nel 2001 e la John Bates Clark Medal dalla American Economics Association nel 1981. Ha conseguito il PhD in Economia ad Harvard nel 1972, un B.A./M.A. alla Oxford University nel 1968 e si è Laureato summa cum laude in Filosofia a Princeton in 1966.
Sintesi dell'intervento del prof. Michael Spence
L’intervento di Michael Spence si è focalizzato su quattro tematiche principali: i modelli di crescita delle economie avanzate e di quelle emergenti, il livello di indebitamento del settore pubblico, il ruolo della Banca Centrale Europea e, infine, i possibili scenari economici futuri e le conseguenze a livello globale. Innanzitutto, Spence ha evidenziato una perdita di fiducia nei confronti dei tradizionali modelli di crescita (tipici dei Paesi europei e degli USA), basati su un consumo eccessivo di risorse interne a cui non si accompagnano adeguati investimenti: questo ha causato una diminuzione della competitività e un accumulo sempre maggiore di debito pubblico.
La Cina, al contrario, ha sempre fondato la sua crescita su alti livelli di esportazione e di investimenti: tuttavia anche questo modello ha subìto un arresto, portando il Paese a rischiare una riduzione consistente della domanda interna e del ROA (Return on Assets).
Passando all’analisi del debito del settore pubblico, Spence ha sottolineato la relazione esistente tra livello di indebitamento e stabilizzatori automatici, erogati dagli Stati come ammortizzatori sociali a coloro che hanno perso il posto di lavoro dopo la crisi finanziaria. La sostenibilità delle posizioni fiscali nazionali, inoltre, è stata minacciata duramente da pianificazioni fiscali e finanziarie poco lungimiranti e da tendenze demografiche avverse: le economie avanzate, infatti, sono caratterizzate da popolazioni sempre più “anziane”. L’aumento della popolazione in età pensionabile, secondo il relatore, si accompagnerà alla crescita del peso fiscale, che ricadrà sulle spalle di un numero sempre più esiguo di lavoratori. In futuro questo sistema potrebbe presentare un elevato rischio di collasso, poiché si accompagna ad alti livelli di disoccupazione giovanile e a un incremento del debito pubblico.
A questo proposito, i dati presentati dal professor Spence hanno messo in evidenza l’enorme contrasto tra Paesi avanzati ed emergenti: i primi tendono verso un livello medio di indebitamento pari al 100% del PIL, mentre i secondi stanno scendendo verso il 40%. Gli impegni, per esposizione non debitoria dovuta a copertura pensionistica e l’esposizione alle garanzie e arretrati governativi, superano il livello del debito pubblico in tutte le economie avanzate e potrebbero causare una violenta reazione sui mercati finanziari.
Secondo Spence, in questa situazione di “equilibri multipli e instabili”, la Grecia, profondamente colpita dalla crisi economico-finanziaria, avrebbe dovuto considerare l’uscita dall’Unione Monetaria Europea per salvarsi e aumentare la propria competitività. Infatti, il rischio di un contagio al resto della UE era reale, specialmente nel caso in cui agli investitori non fossero state fornite adeguate informazioni sulle riforme fiscali adottate dai Paesi europei: per fermare questo processo sul nascere, era di fondamentale importanza il ruolo della Banca Centrale Europea.
La mancanza di dichiarazioni chiare della BCE sui futuri interventi per risanare l’Europa è da attribuirsi all’azzardo morale e politico che si sarebbe generato con l’implementazione di specifiche linee guida e riforme, ritenute comunque necessarie a sanare il clima di incertezza politica ed economica.
La presentazione si è conclusa con l’individuazione di alcuni possibili scenari futuri: in particolare, Spence ha evidenziato l’incapacità delle aziende non quotate di creare occupazione negli Stati Uniti. Qui, infatti, le ultime elezioni presidenziali hanno avuto conseguenze negative sulla situazione finanziaria del Paese, rallentando la ripresa e i ritmi della crescita economica.
Infine, la transizione della Cina che si avvia a diventare una nazione di reddito medio, molto probabilmente avrà ripercussioni al di fuori del Paese: un fallimento di questo processo potrebbe minacciare non solo lo sviluppo futuro nella maggioranza dei Paesi avanzati, ma anche quello di tutti i principali Paesi emergenti che oggi dipendono fortemente dalla crescita del mercato cinese.
Video completo dell'evento
Bocconi - Boroli Lecture , 2012 introduzione - Sfide strutturali
Bocconi - Boroli Lecture , 2012 dibattito - Sfide strutturali
AREE D'INTERVENTO
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